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Il padre Giuseppe, di Caldana (parrocchia di Maria Assunta), frazione del Comu-ne di Trevisago (dal 927 Cocquio Trevisago), era figlio di Giovanni Paolo, nato il 25 gennaio 1840 da Vittore e da Teresa Ruspini, e della gemoniese Carolina Viscon-ti, nata l'8 aprile 1846, figlia di Francesco e di Maria Pedotti. Scrivono gli storici Gianni Pozzi e Virgilio Arrigoni su "Il settimanale della dio-cesi di Como" del 16 settembre 1989: "Giuseppe, come tanti giovani della nostra ter-ra, aveva lasciato la famiglia per imparare un lavoro e così, dopo duri anni di attività come garzone ad Intra e a Piedimulera in Piemonte, era riuscito a mettersi in proprio con un forno ad Omegna. Ma rimasto vedovo, all'età di 41 anni si risposa, esattamente il 24 aprile 1919, a Gemonio con Aricocchi Maddalena. Voci dicono che, co-me costume di quei tempi, quel matrimonio fu combinato da qualche "sensale" del posto e la scelta della sposa non più molto giovane (aveva 37 anni), può essere stata favorita dal fatto che una sorella di Giuseppe di nome Maria (nata nel I 883) viveva a Gemonio avendo sposato il gemoniese Carlo Bodini (1873-1939)... La madre di Rodari, dunque. Aricocchi Maddalena nasce a Gemonio il 7 febbraio I 882 da Maria Martinoja e da Abbondio che di professione faceva il "segantino" cioè il tagliabo-schi: nelle nostre valli gli Aricocchi, tuttora presenti, arrivarono nel Settecento dal Trentino proprio per esercitare quel mestiere. Ma del padre Giuseppe e della madre Maddalena (morirà nel 1968 a Roma ove aveva seguito il figlio), Gianni Rodari eb-be modo di scrivere nel 1953 su "L'Ordine nuovo", giornale locale di partito. Da que-sto breve articolo stralciamo le parti puramente biografiche: "A sette anni mia ma-dre andò a lavorare in una cartiera, non lontano da Gemonio, dov'è nata e dove la co-noscono come la figlia della "Marun de Rosa". A dieci anni andò a lavorare in una filanda della Valcuvia. A quei tempi le bambine facevano anche i turni di notte. Se lavoravano di giorno, di notte dormivano in filanda sui pagliericci. Tornavano a ca-sa il sabato sera, cantando per la strada le litanie della Madonna. A quei tempi le scritte elettorali dicevano: "Votate per Arconati e diminuirà il prezzo del sale". Le bambine - mia madre se ne ricorda - cantavano una canzoncina che dice: "Viva Arconati, con tutti i suoi soldati". O forse "Abbasso Arconati", non so bene. A tredici anni mia madre andò a servire in casa di signori. Servì in molte fa-miglie, in Italia e in Francia, per più di vent'anni". Maddalena, ricorda la cugina Franca Galli, esigeva il silenzio in casa per permet-tere al figlio, orma i adulto, di concentrarsi nel suo lavoro, quel figlio sempre fra le nuvole. "Mamma, vado a fare una passeggiata - così inizia un racconto del Rodari "La passeggiata di un distratto" - Va' pure, Giovanni, ma sta' attento quando attra-versi la strada".

Da Gianni Rodari Gavirate: Gli Anni Giovanili, Nicolini Editore, testo di Federica Lucchini

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