Roberto Denti
Entrare nella "Libreria per Ragazzi" di Roberto Denti provoca una strana sensazione. Non è come visitare un qualsiasi negozio che vende libri, ma quasi nascosta in una traversa di via Torino, bisogna cercarla tra le numerose vetrine del centro di Milano.
Una volta entrati viene quasi naturale gironzolare tra gli scaffali, prendere in mano e fogliare gli innumerevoli libri esposti. Curiosare e ed ammirare la quantità di favole, racconti e poesie scritte per il fantastico mondo dell’infanzia. L’atmosfera è familiare ed estranea al clima austero e freddo che solitamente si respira nelle grandi librerie, dove sembra quasi vietato toccare e guardare tra le pagine dei libri in mostra. Una grande passione che nasce quasi trenta anni fa.

Come mai Roberto Denti ha aperto una libreria per ragazzi?
È sempre molto difficile spiegare cose di questo genere. Quando frequentavo il liceo classico tutti i miei compagni avevano idee chiare su cosa avrebbero fatto da grandi, per lo più gli stessi mestieri dei loro padri (medici, avvocati e così via). Io essendo figlio di insegnanti ero stato istruito, involontariamente naturalmente, a non fare l’insegnante, e sognavo di fare il libraio. Per realizzare questa idea non avevo mi avuto soldi abbastanza finché grazie ad una passione in comune incontrai mia moglie. Entrambi siamo amanti dei viaggi e ci conoscemmo nel 1971 in Mongolia. Facevamo parte di due gruppi turistici diversi e quando la vidi pensai subito che quella era la donna della mia vita. Nella serata del 20 agosto parlammo per tutto il tempo li libri e dei grandi scrittori spagnoli e sudamericani ed alla fine mi chiese che lavoro facessi: "mi occupo di pubblicità e rideche di mercati ma mi piacerebbe aprire una libreria" le risposi. Per fortuna, o sfortuna sua lei disse "interessa molto anche a me". Da allora ci siamo messi la lavoro ed il 28 agosto 1972 inauguravamo la "Libreria per ragazzi".

Perché proprio per ragazzi? Per due motivi principali: mi affascinava molto il mondo dell’infanzia, conoscevo bene Rodari ed era quindi un genere letterario interessante. In secondo luogo era impensabile proporre a Milano una libreria per adulti poiché il mercato era già saturo, al contrario mancava proprio una libreria per ragazzi. Quindi un motivo legato alla passione ed uno alla praticità.

Roberto Denti conosce Gianni Rodari a Milano nel 1948. Il giovane giornalista arriva dalla piccola città di provincia nella grande metropoli in quell’anno e comincia a collaborare a "L’Unità". La sede del giornale è nello stesso edificio del "Giornale 24 ore" dove lavora Denti. Si incontrano in ascensore, per le scale, in mensa ed a poco a poco fanno amicizia.

Che ricordo ha di Rodari?

Era un uomo piuttosto chiuso, non era facile diventare suo amico, parlava poco. Veniva da Varese e nel trambusto di Milano (che non è per nulla paragonabile ad oggi, ma era pur sempre una grande città) non si trovava molto bene. Mi ricordo la sua fine ironia e la capacità di fare battute fulminanti. Era un uomo molto colto con una fantasia incredibile. Non sapevo neanche che fosse nato ad Omegna, ne sono venuto a conoscenza molto tempo dopo. Non amava raccontare della sua vita e ricordare la sua infanzia anche perché non era stata molto felice, chi ha vissuto la vera miseria spesso tende a dimenticare quei momenti.

Gianni Rodari inizia a lavorare molto giovane come maestro nelle scuole della provincia di Varese. Un mestiere scelto inizialmente più per motivi contingenti che per passione. La sua famiglia non era ricca e la scuola di magistrale venne frequentata per ottenere al più presto un diploma e cominciare a guadagnare.

Secondo lei Rodari scriveva per bambini per passione o per lavoro?
Io credo per tutti e due i motivi. Da una parte nutriva grande amore per i bambini, che rispettava innanzitutto come individui, e dall’altra questo mestiere gli dava la possibilità di vivere. Non dimentichiamoci che Rodari ha passato anche momenti di grande difficoltà economiche. Quando scriveva per "L’Unità", infatti, era pagato pochissimo, una volta arrivato alla grande casa editrice Einaudi, non vide mai un soldo ed era quindi costretto a collaborare con articoli anche molto modesti al "Corriere dei Piccoli" perché era l’unico lavoro che gli permetteva di guadagnare. Comunque il quotidiano comunista incominciò a scrivere per bambini quasi per caso. Il direttore di allora gli affidò la rubrica riservata ai giovani perché era stato maestro, ma quando Rodari era arrivato a Milano era arrivato come giornalista.

Perché Rodari entra nel cuore dei bambini ed anche quando racconta storie tristi trasmette allegria?
Innanzi tutto perché usa un linguaggio adatto ai bambini, non parla mai per metafore ma è chiaro e diretto. Non ha mai scritto fiabe ma le conosceva molto bene. Sapeva che nonostante i pericoli e le difficoltà, a volte molto paurose e tristi, che si possono incontrare nella avventura l’importante è lasciare la possibilità e trasmettere ai bambini la sensazione che tutto si possa risolvere.

Quanto è importante oggi Rodari per maestri, educatori e tutte quelle persone che si occupano della crescita dei bambini?
Sarebbe più corretto dire: quanto dovrebbe contare. Purtroppo Rodari è orecchiato molto ma conosciuto poco.
Nel 1943 Rodari si iscrive al Partito Comunista ed incomincia la sua militanza nella politica.

Quanto ritroviamo della sua passione politica nei suoi libri?
Molto. Rodari faceva una distinzione importante e sosteneva che ai bambini bisogna raccontare una storia come per esempio "Gelsomino nel paese die bugiardi", che devono vivere nella loro dimensione di bambini, se poi l’adulto è abbastanza intelligente e capisce che la storia va oltre, tanto meglio. Non a caso questo racconto fu scritto nello stesso anno in cui si svolgeva in Russia il XX congresso Comunista "…….nel paese dei bugiardi" è un titolo molto esplicativo.

Rodari è ricordato principalmente come scrittore per ragazzi ma ha scritto anche libri per adulti.
Certo. Pensiamo per esempio all’ultimo libro pubblicato quando era ancora in vita "Il gioco dei quattro cantoni" in cui una maestra guardando fuori dalla finestra vede che i quattro alberi del giardino della scuola giocare ai quattro cantoni. Preoccupata telefona al preside per spiegare il fenomeno, il quale a sua volta telefona al prefetto, che telefona al generale e così via, senza che la questione venga risolta. La storia è chiaramente una metafora della burocrazia che riempie carte su carte ma alla fine non risolve nulla. È un racconto per adulti e non certo per bambini. A Rodari piaceva scrivere per adulti.

Sarebbe curioso sapere cosa penserebbe Rodari delle nuove tecnologie e di Internet?
Innanzitutto credo che avrebbe già scritto una filastrocca. Rodari era molto attento alle novità e già negli anni Quaranta componeva una filastrocca sulla tv. ancora prima del grande boom, ai quei tempi inimmaginabile della televisione lui aveva già colto il fenomeno e a suo modo lo aveva raccontato.

Erika La Rosa