Gianni Rodari, nei
ricordi di una compagna di scuola è ladolescente delle grandi curiosità
intellettuali, avido di letture, aggiornatissimo sulle ultime novità librarie. È il
Gianni animatore, ricco di iniziative, corteggiato dalle ragazze
"Conobbi Gianni Rodari nel 1930 - scrive Fernanda nella sua lunga
testimonianza -frequentando la V Elementare a Gavirate in quell'edificio ora abbattuto
per far posto ad un parcheggio, ma fu un fugace incontro durato pochi giorni, perché noi
bambine restammo con la maestra Zanni ed i maschietti passarono al maestro Ferrari. Lo
incontrai di nuovo alle Magistrali a Varese (anche questo edificio ai margini del giardino
pubblico è stato abbattuto) e questa volta si trattò di una consuetudine che durò
almeno fino al 1937 perché fummo compagni di classe, non solo, prendevamo gli stessi
treni della Nord da Gavirate a Casbeno.
Di quel periodo ho molti ricordi - continua la De Bernardi - Rodari si distingueva per
originalità e anticonformismo in quei tempi in cui vigevano nella scuola e fuori
autoritarismo e disciplina. Cito solo due episodi dì cui egli fu l'animatore. Le pareti
delle aule erano abbellite da riproduzioni di opere d'arte. Ebbene: razziando nelle altre
aule, egli sostituì tutte le riproduzioni di brutti dipinti della nostra con altre di
buoni autori. Questa passò liscia, ma non passò liscia la seconda iniziativa. Egli aveva
fondato un giornaletto scolastico di cui mi dispiace di aver dimenticato il titolo (ndr
"La naja"). Le copie del primo numero ciclostilato furono distribuite fra noi.
Tra i vari articoli di vita scolastica c'era una rubrica assai divertente in cui si faceva
dell'umorismo sui nostri professori, designati, come da sempre usa tra gli studenti,
ciascuno con un nomignolo. Era una satira garbata ed intelligente del tutto priva di
volgarità. Ma il preside non la pensava così. Ricordo ancora con spavento il giorno in
cui, entrato come una furia in classe, non solo urlò come un ossesso davanti a noi
ammutoliti, ma, al colmo dell'ira, sollevò e rovesciò un banco delle prima fila: davvero
una reazione poco edificante e sproporzionata rispetto alla causa, significativa, però,
della scarsa considerazione in cui erano tenuti allora i giovani. lì giornale morì
così, appena nato. Ma Gianni Rodari era un grande stimolatore. Già allora egli scriveva
poesie e racconti (non avremmo immaginato, però, che sarebbe diventato uno scrittore di
letteratura infantile)".
La testimonianza di Fernanda De Bernardi continua ricordando le simpatie, gli amori di
Gianni. "Non c'erano molte opportunità allora per i ragazzi, men che meno per le
ragazze, di coltivare amori. Gli incontri, al di fuori delle aule scolastiche, si
limitavano alle passeggiate nei Giardini Estensi di Varese, ai furtivi colloqui nella
Biblioteca Civica, a qualche gita in bicicletta. Una volta andai con lui e con Carla (la
ragazza di cui era innamorato), la quale aveva voluto che ci fossi anch'io, in bicicletta
all 'Eremo di S. Caterina sul lago Maggiore. Per quanto ne so, fu un amore non corrisposto
e forse, proprio per questo, fu una esperienza amara per lui cui non mancavano le
spasimanti. Una volta, in mia presenza, ridusse in mille pezzettini il messaggio amoroso
di una compagna gaviratese che io, ignara, ero stata incaricata di portargli e intanto
esclamava "Chi se ne frega! Chi se ne frega!".
Egli uscì prima di noi dalle Magistrali.
Ritrovai Gianni Rodari all'Università Cattolica di Milano dove entrambi eravamo
iscritti. Devo a lui la scoperta, che avrebbe avuto una influenza decisiva in me,
dell'Arte moderna. Fu lui ad indirizzarmi alla Galleria del Milione che, allora, a Milano
faceva conoscere quelli che sarebbero diventati gli artisti più famosi tra i
contemporanei. Fu lui ad indurmi a leggere Dos Passos, Joyce, Faulkner, Thornton Wilder e
tanti altri e il Montale de "Le occasioni", uscito proprio allora. Conservo
ancora le copie che gli prestai di tale opera e de "Il Ponte di San Luis