Quell'esaltante
dopoguerra a Varese
Gianni Rodari a
Varese,dirigente e propagandista comunista, nella Federazione del PCI. Una
presenza breve: 1945 - 1947, due anni o poco meno, ma di lavoro intenso,
appassionato, prezioso.
…Le prime esperienze di lavoro politico, ricco ed originale le aveva
acquisite nella sua sezione, a Gavirate, nell'esaltante clima
dell'immediato "dopo Liberazione".
"Parla bene" è semplice ed efficace nell'esprimersi in
pubblico. In questo certamente aiutato dalle esperienze pedagogiche
maturate in alcuni anni di insegnamento nelle scuole pubbliche e come
precettore presso una facoltosa famiglia straniera.
…Ma Rodari dimostra subito di conoscere quanto valga anche la parta
stampata come strumento di propaganda politica. Nella sua Sezione dà vita
con Nino Lazzari ad un giornaletto, "Il cinque punte", una
stella con falce e martello graficamente inserita nella testata.
la veste è modesta, un ciclostilato, ma il contenuto è ricco di idee e
di proposte che fanno intravedere già la stoffa dell'ottimo giornalista
che si rivelerà ben presto all' Ordine Nuovo di Barese. E' alla
direzione del settimanale della Federazione che Rodari avrà modo di
mettere in luce le sue molteplici qualità personali. Ma nell'attività
tumultuosa e frenetica di quei mesi Rodari non è soltanto un giornalista
come potremmo immaginarlo oggi. Scrive sì, ma parla ovunque in pubblico,
organizza, partecipa a pieno titolo alla direzione politica della
Federazione e vive i travagli della formazione del suo gruppo dirigente.
Certo l'impegno più specifico è nella propaganda ed è appunto in molte
delle sue espressioni sia scritte che orali che si intravedono i caratteri
peculiari del Rodari successivamente e largamente conosciuto.
… La sottile ironia e spesso l'immagine buffa trovano in Rodari un
utilizzo strumentale. Così, quando nei comizi vuole illustrare più
efficacemente l'azione devastante dell'inflazione (siamo nel 1945-1946)
sui redditi dei lavoratori, ricorre all'immagine del vecchio biciclo: i
prezzi sono la grande ruota anteriore e corrono in fretta, invano e
affannosamente rincorsi dai salari immaginati come la rotellina
posteriore.
… Il giornale è quello che rispecchia di più l'impegno e la
personalità di Rodari. Egli intende farne uno strumento popolare che si
compenetri nella complessa realtà sociale del Varesotto per condurre al
meglio la nostra lotta politica.
Ma lo spazio è sempre insufficiente (l' Ordine Nuovo esce nel
formato che oggi chiameremo tabloid) malgrado si cerchi di sopperire con
edizioni di zona. Rodari vuole dare più respiro alle rubriche, renderle
costanti e crearne di nuove. Vuole fare una terza pagina informativa,
culturale. Perciò si fa promotore di una campagna e di una sottoscrizione
per stampare l' Ordine Nuovo più grande. Ed il settimanale esce appunto
dal 1 gennaio 1947 in formato quotidiano, letto, diffuso, amato dai
compagni e temuto dagli avversari. Gianni ne è il migliore artefice.
Scrive articoli di fondo e corsivi, ma direi che si diverta quasi con
alcune rubriche di straordinaria immediatezza, semplicità ed efficacia.
Penso ai dialoghi, parte in forma dialettale, tra i contadini Peder e Paul.
Penso ai "discorsi del Cavalier Bianchi", un personaggio
reazionario che nasconde le sue nostalgie fasciste con gli argomenti
qualunquisti.
L'8 marzo 1947 Gianni Rodari lascia l'Ordine Nuovo, appena
diventato "adulto" per suo merito, chiamato dal Partito alla
redazione dell'Unità di Milano.
Porta con sé il rimpianto dei compagni che gli sono stati più vicini,
insieme a tante annotazioni di spunti che la sua fantasia immensa e la sua
maestria di scrittore trasmuteranno presto in poetica filastrocche e in
meravigliose favole.
di Ambrogio Vaghi |